L’emigrazione italiana in Cile
avvenuta nei primi anni del’900
è stata un’emigrazione diversa.
Infatti ad emigrare per primi non
sono stati i giovani che vivevano
in povertà, ma abili commercianti
che hanno visto in questo Paese il
luogo ideale per il proprio futuro.
Gli emigranti che hanno scelto di
lasciare le loro terre provenivano
da diverse regioni d’Italia, ma il
primato lo detiene senza dubbio
la Liguria, terra di naviganti per
antonomasia.
Il Centro Internazionale di Studi
Italiani dell’Università di Genova
(CISI) in collaborazione con L’Associazione Liguri nel Mondo di
Genova e il Settore Politiche Sociali
Terzo Settore, Immigrazione ed
Emigrazione di Regione Liguria,
martedì 23 ottobre alle ore 15
presso la Sala Remotti dell’Università di Genova (Via Balbi 5) hanno
presentato un interessantissimo
documentario che racconta proprio
di questa migrazione ligure verso
il Cile e soprattutto nella città di
Valparaiso.
“Emporios, immigrantes italianos de ayer y hoi”, questo il titolo
del documentario realizzato da
Magdalena Gissi Barbieri, docente
di Storia del cinema all’Università
di Vina del Mar, è uno spaccato di
quanto avvenuto nel secolo scorso
quando gli Italiani, oltre a creare
inizialmente una rete commerciale,
che provvedeva a fornire al Cile
ogni sorta di prodotto, sono diventati dei veri e propri imprenditori
in vari settori, dall’artigianato, al
settore alimentare, dall’abbigliamento, al settore meccanico. I
nostri connazionali hanno creato
infatti delle vere e proprie imprese,
spesso a conduzione familiare, che
in breve tempo li hanno fatti affermare a livello economico e sociale.
Il documentario ci racconta delle
famiglie Bacigalupo, Vallarino,
Cambiaso, Vaccari che già nel
lontano 1850 si sono spostati da
Santa Marghrita Ligure, Portofino
o Lavagna per tentare la fortuna oltreoceano. I nomi di queste famiglie
spiccano sulle insegne dei grandi
empori nella città di Valparaiso ed
ancora oggi i nipoti di questi signori
dai cognomi a noi noti sono felici di
ricordare le imprese dei loro nonni e
soprattutto di sentirsi italiani anche
se forse non masticano una parola
della nostra lingua.
I bellissimi colori che ci fa vedere
il documentario di Magdalena ci
fanno capire il perchè della scelta
dei nostri connazionali verso quella
terra così lontana. Tutti gli intervistati nel film hanno affermato
la stessa cosa: Valparaiso è molto
simile alla Liguria, mare davanti
e monti alle spalle con un clima
mite. E così sognando di essere
ancora nel loro paese i Bacigalupo,
Vallarino, Cambiaso e Vaccari si
sono stanziati nella “Valle Paradiso” (traduzione del nome della
città dallo spagnolo) sposandosi
poi con donne del luogo, favorendo così la nascita di coppie miste,
italo-cilene.
Molti di loro hanno occupato e
occupano, ancora oggi, posizioni di
prestigio. Ricordiamo, ad esempio,
il fondatore del Partito Democratico
Cileno Angel Guararello Costa e
il Presidente della Repubblica nel
1920, Arturo Alessandri, padre di
quel Jorge, che assumerà la stessa
carica dal 1958 al 1964.
I volti dei proprietari di quei
bellissimi e grandi empori di cui
sembra di sentire il profumo delle
spezie anche attraverso la celluloide
hanno qualcosa di familiare il che,
guardando il il film, ci fa sentire a
casa. Ed a casa vogliono sentirsi
anche loro che hanno organizzato
circoli ed associazioni per incontrarsi e gustare insieme tanto la
cucina italiana che il gioco delle
bocce. “In Italia non è facile unire
Nord e Sud – ha detto qualcuno - ma
in Cile invece ci sentiamo uniti”.
Che cosa bellissima, diciamo noi!
Il documentario che è costato
a Magdalena Gissi Barbieri tre
anni di lavoro è un prodotto di
alta qualità sia a livello di tecnica
cinematografica che di contenuti,
e speriamo che la Sala di Via Balbi
non rimanga l’unico palcoscenico
di questa pellicola, come giustamente se lo augura anche l’autrice,
anche lei di nonno italiano.
Francesca Camponer
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